Fino agli Anni Trenta Milano era una ‘piccola Venezia’ con una rete di canali o navigli vicino al centro della città. I navigli collegavano Milano con una vasta area del territorio – con il Lago Maggiore, il Lago di Como e il fiume Po che portava al mare. Il Naviglio Grande collegava con il fiume Ticino, il Naviglio Pavese con Pavia, il Martesana con l’Adda. Leonardo da Vinci risolse il problema del dislivello con l’invenzione della conca. Certi canali avevano uno scopo difensivo (ad es. Il Ticinello); su altri si trasportavano vari materiali (sale, grano, formaggi, bestiame, vino, legname, carbone e marmi), si offriva un servizio passeggeri; altri servivano per l’irrigazione.

 

Ma dalla metà dell’Ottocento in poi il sistema dei trasporti fluviali decadde con l’arrivo dei treni, dei tram e delle macchine. Nel 1930 Mussolini decretò che i navigli erano un ‘pericolo sociale’ e da quel momento molti furono coperti.

 

Negli anni recenti però grossi investimenti hanno valorizzato il Naviglio Grande, il Naviglio Pavese, il Naviglio Martesana e la Darsena. Si è rivelata la bellezza di tanti edifici e impianti vecchi – palazzi, cascine, chiese, mulini, porti, opere idrauliche, e perfino il Vicolo dei Lavandai. Oggigiorno i navigli sono luoghi di incontro con bar, birrifici artigianali, ristoranti, mercantini etnici e botteghe. Lungo il Naviglio Martesana c’è una pista ciclabile da Milano all’Adda.

 

Grazie Alex di una presentazione molto informativa, condita di umorismo, che ha coinvolto i membri e li ha invogliati a visitare questi angoli caratteristici di Milano.